novalogos

Il reclutamento di manodopera dall’area veneta per l’economia di guerra nazionalsocialista 1943-1945


ISBN 9788831392037
Pagine 192
Storia, 4
Guerre e dopoguerra

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risvolto

Verona, stazione ferroviaria di Porta Vescovo. L’immagine in copertina rappresenta un luogo simbolico degli eventi, dei fatti e delle vicende umane raccontate nel volume. Da Verona Porta Vescovo passarono, dalla primavera del 1938 all’autunno del 1945, centinaia di convogli che trasportavano nei due sensi, dall’Italia alla Germania, uomini e donne a vario titolo coinvolti dall’alleanza che aveva legato i due più importanti regimi fascisti d’Europa. Prima, dal 1938 al 1942, vi transitarorno lavoratori e lavoratrici dell’agricoltura e dell’industria che sarebbero stati impiegati nella macchina produttiva tedesca; poi, dall’8 settembre 1943 all’aprile 1945, ebrei destinati ad Auschwitz, deportati politici, internati militari e nuovamente, lavoratrici e lavoratori questa volta prelevati e spediti a forza. Il Veneto, o meglio il Triveneto, comprendendovi cioè anche il Trentino, il Sudtirolo, il Friuli e la Venezia Giulia, rappresentava del resto un passaggio obbligato nel tragitto che univa la penisola italiana all’area germanofona, unificata dal marzo 1938 sotto un’unica statualità. Dei tre principali valichi che connettono l’Italia alla Mitteleuropa, Brennero, Chiasso e Tarvisio-Villach ben due, il primo e l’ultimo, si trovano in territorio triveneto, costituendo una tanto delicata quanto indispensabile arteria, tanto più negli ultimi venti mesi del conflitto, quando l’evolvere della situazione bellica rendeva le autorità di Berna sempre meno disponibili a concedere il transito a treni che portassero esseri umani o materiali bellici. Non per caso, proprio a Verona si insediò, dopo la crisi dell’estate 1943, l’occupazione tedesca e la nascita della RSI, il distaccamento in Italia dell’Ufficio centrale per la sicurezza del Reich, la massima istanza SS e di polizia del regime nazista. Il ruolo cruciale del Triveneto nel contesto della guerra merita perciò un’attenzione particolare.

a cura di
Brunello Mantelli

Contributi di: Sara Bergamasco (ANPI-VZPI Trieste), Alessia Bussola (ANED Verona), Francesca Cavarocchi (Università di Firenze), Giovanna D’Amico (Università di Messina), Costantino Di Sante (Istituto di Ascoli Piceno per la Storia del Movimento di Liberazione e dell’Età Contemporanea), Andrea Ferrari (ANED e ANRP Bologna), Irene Guerrini (Università di Genova), Lutz Klinkhammer (Deutsches Historisches Institut Rom), Adriana Lotto (Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea), Brunello Mantelli (Università della Calabria), Sonia Residori (ANRP Veneto e Università di Padova), Floriana Rizzetto (ANPI Padova), Gian Paolo Romagnani (Università di Verona), Enrico Serventi Longhi (“Sapienza” Università di Roma), Antonella Tiburzi (Libera Università di Bolzano), Antonella Toffanello (ANPI Rovigo), Antonio Varsori (Università di Padova), Luciano Zani (“Sapienza” Università di Roma e ANRP), Rosina Zucco (ANRP e FMF Roma).

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